In sede di separazione, non è raro che si discuta sull’affidamento e il mantenimento degli animali domestici: come funziona nel 2025.
Come recita il noto film di Carlo Verdone, “L’amore è bello finché dura”. E quando l’amore finisce, soprattutto se formalizzato con un matrimonio, ci si trova a dover affrontare decisioni importanti. La separazione o il divorzio comportano infatti la divisione dei beni, la custodia dei figli e il riassetto delle relazioni familiari.
In questo scenario, c’è chi si trova a dover discutere anche del destino del proprio animale domestico, l’amico a quattro zampe che ha vissuto per anni sotto lo stesso tetto coniugale. A differenza di quanto si pensi, infatti, avere un animale in famiglia implica un impegno affettivo ed economico simile a quello nei confronti di un figlio. Eppure, stabilire chi dovrà prendersi cura di lui e come redigere un accordo che tuteli entrambe le parti non è sempre facile.
Recentemente, il Tribunale di Como ha fatto chiarezza, dichiarando che, seppur possibile, l’affidamento e il mantenimento di un animale domestico durante una separazione consensuale non sarà deciso dal Giudice, ma dalle stesse parti coinvolte, nel rispetto di un accordo reciproco.
In una separazione consensuale, i coniugi possono decidere autonomamente come gestire l’affidamento e il mantenimento degli animali domestici, senza che sia necessario l’intervento diretto del giudice.
Questo tipo di separazione, infatti, si basa su un accordo condiviso tra le parti. Qui vengono stabilite le condizioni riguardanti la divisione dei beni, la custodia dei figli, e, sempre più frequentemente, anche la gestione dell’animale.
L’importanza di questi accordi non è solo affettiva, ma anche economica. Le spese legate alla cura dell’animale, come cibo, visite veterinarie e altri bisogni quotidiani, sono paragonabili a quelle per altri beni familiari. Questo aspetto è stato sottolineato dal Tribunale di Como, che ha riconosciuto come queste spese possano essere parte integrante dell’accordo di separazione e, quindi, omologate dal giudice.
Dunque, non solo l’affidamento, ma anche la divisione delle spese per il mantenimento dell’animale, può essere regolata con una chiara definizione dei diritti e doveri di ciascun coniuge.
Tuttavia, se le parti non raggiungono un accordo, il giudice si trova a intervenire solo in casi di conflitto. Questo tenendo sempre in considerazione l’interesse dell’animale.
Sebbene non esistano leggi specifiche sull’affidamento degli animali, la giurisprudenza sta sempre più riconoscendo l’importanza di garantire un trattamento equo per gli animali coinvolti in un processo di separazione.
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